L’autoregolazione emotiva dei bambini. Crescere e far crescere.

In un recente viaggio di rientro a casa dalla mia amata Sicilia, accanto al posto che avevo prenotato, sedeva una giovane donna con il figlio di circa due anni. Dopo un paio d’ore di viaggio, il treno si è fermato inaspettatamente in una stazione sperduta sull’Appennino calabro. Abbiamo atteso ben novanta minuti prima di apprendere che l’interruzione era dovuta a lavori di manutenzione sulla linea e finalmente ripartire. Nel frattempo, l’attesa, il caldo, l’impossibilità di scendere dalla carrozza, le scarse notizie da parte del capo treno, hanno messo a dura prova tutti i passeggeri presenti, compresa la giovane madre e il suo bambino. Egli non trovava pace: saltava sul sedile, si arrampicava dappertutto, urlava, era molto impaziente, diventava dispettoso, non riusciva ad addormentarsi e si acquietava, solo per qualche minuto, guardando i cartoni preferiti dal tablet della mamma. Osservavo con la coda dell’occhio l’insofferenza e la frustrazione dei passeggeri vicini, che mal sopportavano il comportamento del bambino.

I bambini hanno la capacità di mettere a dura prova l’adulto e di logorare i genitori, se questi non sono consapevoli e sufficientemente preparati alle diverse fasi di crescita del figlio. La famiglia è una piccola “galassia” nella quale si esplicitano dinamiche relazionali in continua evoluzione. Il bambino è dalla nascita un essere vulnerabile e fragile, che, grazie al supporto della madre e di adulti sensibili e resilienti, viene aiutato ad inserirsi con successo in una rete di scambi comunicativi e inizia a maturare le abilità di autoregolazione emotiva, che continueranno ad evolvere per tutta la vita.

Nei primi mesi la relazione materna è di fondamentale importanza. La madre è in contatto emotivo e mentale con il figlio. Traduce le sue sensazioni ed emozioni primitive e le trasforma in oggetti mentali pensabili (immagini e simboli). W.R. Bion la chiama “funzione alfa”: la mente della mamma accoglie i proto-pensieri del bambino e, pensandoli al suo posto, permette che essi si trasformino in simboli. La madre pensa per il bambino, si sintonizza con lui, è in grado di interpretare quando egli ha fame, decodifica stati mentali informi per permettere al figlio di sviluppare una mente che pensa. Ella “digerisce e mastica” le emozioni del bambino per renderle più tollerabili. Molti stati emotivi rimangono inconsci. A mano a mano che il figlio cresce e matura, la madre sapendo leggere e interpretare in maniera adeguata i suoi bisogni, si assume la responsabilità educativa di aiutarlo a tollerare la frustrazione, ad affrontare le sfide, i nuovi compiti, ad accettare i propri limiti e adeguarsi alle regole. Non si sostituisce più a lui, ma crea situazioni e momenti in cui il bambino incontra il proprio limite e può fare esperienze delle emozioni e degli stati mentali primitivi. Tutto questo è necessario per sviluppare nuove capacità di auto regolazione emotiva e la resilienza

 

Foto di Nanas_World da Pixabay

 

L’autoregolazione emotiva nel bambino si sviluppa per fasi.

Dalla nascita fino ai 3 mesi, la capacità di autoregolarsi del bambino viene osservata nel modo con cui il bambino adotta delle strategie per auto consolarsi (come il pianto e la suzione) di fronte a stimolazioni per lui eccessive. Egli può essere calmato grazie agli abbracci e alle dolci parole della mamma, che gli raccontano con tenerezza la realtà che lo circonda.

Dai 3 mesi fino all’anno di età, ai bambini piace tantissimo vedere scomparire e ricomparire il viso della mamma. Attraverso il divertimento del gioco del cucù, il bambino inizia a comprendere che la mamma è sempre lì, anche se nascosta dietro le mani e ricompare all’istante con un bel sorriso, dicendo “Cucù”. Questo gioco, unito ad altri, permette al bambino di far fronte alla prime paure legate al distacco.

La fase del controllo va dai 12 ai 18 mesi. I bambini comprendono piano, piano che il sé è diverso dall’altro e dagli oggetti. In questo periodo imparano un po’ alla volta gli ordini, i divieti e i permessi dei genitori.

La fase dell’autocontrollo inizia dai 24 mesi. Questo arco temporale si manifesta con atteggiamenti oppositivi e con i “NO” che il bambino pronuncia con determinazione e fermezza. I “NO” gli servono per imporsi, esprimersi e sperimentare un’iniziale autonomia. La ribellione alle regole imposte deve essere compresa dai genitori nel suo significato evolutivo, per dare una risposta adeguata al bisogno del bambino di essere riconosciuto, amato e accolto nella sua interezza.

L’autoregolazione è tipica del bambino con età superiore ai 3 anni, che è capace di mettere in pratica delle regole che guidino il suo comportamento e prevedere cosa il contesto possa aspettarsi da lui.

Anche lo sviluppo del linguaggio lo aiuta ad esprimere, nominare e regolare le proprie emozioni.

Nella relazione bambino – adulto, quest’ultimo dovrà assumersi la responsabilità emotiva del proprio ruolo, dei sentimenti che prova, mentre è in contatto con le emozioni espresse dal figlio, mentre esercita la consapevolezza di sé e mette da parte sé stesso, egli partecipa, è coinvolto in modo attivo, è in grado di sentire e di vedere. Da un lato rimane in contatto con i propri processi mentali e le proprie emozioni, dall’altro sa accogliere e contenere le emozioni del figlio (gentle parenting theory).

A questo proposito il Dott. Edward Bach, nel quinto capitolo di Guarisci te stesso, descrive l’importanza del compito dei genitori, che considera un privilegio. Tale compito si realizza permettendo al bambino “… di entrare in contatto con il mondo allo scopo di evolversi. I genitori dovranno tenere a mente … che quel piccolo è un’Anima individuale venuta per acquisire esperienze e conoscenza, secondo le direttive del proprio Io Superiore e dovranno lasciargli spazio libero per svilupparsi senza ostacoli.”

Tale servizio divino richiede amore, fiducia, sostegno, protezione, generosità, altruismo e sacrificio per insegnare alla giovane personalità a essere libera da condizionamenti, indipendente e  sicura di poter camminare autonomamente nella vita.

Da parte dei genitori, saper osservare e ascoltare sarà molto importante per conoscere il proprio bambino, per fare un’analisi della situazione, per guardarlo nella sua completezza senza giudizio o pregiudizio, per ascoltare i suoi bisogni e monitorare le sue reazioni ed emozioni.

Crescere e far crescere servirà alla famiglia per maturare insieme, facilitare il reciproco rispetto, per trasformare il contesto educativo all’insegna della felicità, sicurezza, ben-essere e dello sviluppo armonico del sistema famiglia.

Rita Bergamini BFRP, BFRAP

Bibliografia di riferimento: G. Messetti (2019) – “La cura educativa nell’infanzia e la professionalità relazionale”; D. Lucangeli (2020)- “A mente accesa”

 

 

Foto di Alexa da Pixabay

 

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