Il Practitioner, professionista dei Fiori di Bach

Il Practitioner, professionista dei Fiori di Bach

 

Chi è

Il Bach Centre, mantenendosi accanto alle indicazioni del Dottore, ha designato una precisa figura professionale che le incarni e le applichi nel suo operato: il Practitioner, ovvero un professionista del metodo dei Fiori di Bach. Il programma didattico internazionale creato dal Centro a partire dal 1994 è finalizzato, specialmente con il corso di Livello 3, alla formazione di questo operatore. In realtà, già nel 1992 il Bach Centre organizzava nel Regno Unito un unico corso chiamato “the practitioner course” riservato esclusivamente a persone con un’ampia conoscenza dei rimedi.

Cosa fa

“Dovremmo sforzarci d’essere così gentili, così quieti, così pazientemente d’aiuto da muoverci fra i nostri compagni più simili ad un soffio d’aria o a un raggio di sole: sempre pronti ad aiutarli quando lo chiedono ma mai forzarli ai nostri intenti.”

Edward Bach

Quando penso al Practitioner mi risuona questa frase del dottor Bach e mi ispira in alcuni momenti di difficoltà o frustrazione che facilmente si attraversano lavorando con le persone ed i loro malesseri emotivi.

Il professionista del Metodo Originale dei fiori di Bach accoglie coloro che mossi da interesse e bisogno vogliano utilizzare l’approccio dei rimedi di Bach per il miglioramento della propria condizione emotiva e di conseguenza della qualità di vita (vista la relazione imprescindibile tra i due aspetti). Nella sua pratica lavorativa incontrerà una molteplicità di clienti mossi da intenzioni varie: curiosità, affrontare  problemi specifici, intervenire su aspetti radicati del carattere, sperimentare un approccio differente rispetto alla psicoterapia (da cui sono rimasti delusi o solo parzialmente soddisfatti), risolvere disturbi di natura psicosomatica, trovare un’alternativa naturale ad ansiolitici e antidepressivi, magari prospettati dallo psicologo o usati in precedenza, e verso i quali nutrono resistenze. Tutti condividono una condizione di malessere.

Il Practitioner non ha bisogno di conoscenze mediche né psicologiche, perché né le une né le altre fornirebbero delle competenze necessarie o utili allo svolgimento efficace del suo lavoro. Ciò non esclude affatto che medici e psicologi possano acquisire la sua preparazione specifica per impiegare il metodo dei fiori di Bach nella pratica clinica, seguendo le indicazioni originali.

Cosa lo ispira

La targa sul portoncino d’ingresso del Bach Centre, a Mount Vernon, accoglie i visitatori recitando: “Simplicity – Humility – Compassion”. Sono i tre principi che ispirano l’atteggiamento ed il lavoro di un Practitioner.

Ci siamo già soffermati su cosa Bach intendesse per Semplicità e su come l’operato di un Practitioner si debba e possa mantenere semplice nell’articolo “I Fiori di Bach, secondo il metodo originale” del n.1 della Newsletter.

Cosa s’intende invece per Umiltà? La tipologia di relazione che si stabilisce tra il Practitioner e la persona, ed il ruolo giocato dalle essenze floreali, predispongono naturalmente allo sviluppo di questa qualità.

Il rapporto tra il Practitioner ed il suo cliente non è un rapporto gerarchico, piuttosto un rapporto alla pari dove il primo mette in campo sé stesso nel suo essere autentico, le proprie conoscenze sul metodo e sui Fiori e la propria abilità nel condurre il colloquio per scegliere i rimedi di volta in volta più utili al cliente.

Tiene in massima considerazione ciò che la persona racconta rispetto al proprio sentire e sulla base di queste descrizioni (chiarendole il più possibile attraverso domande mirate) proporrà i rimedi che ritiene adeguati. Condivide apertamente con il cliente le emozioni che osserva nel medesimo, rispetta la sua opinione, non forzandolo a lavorare su aspetti emotivi non riconosciuti o rifiutati, infine condivide ogni volta la scelta dei rimedi, raccontando in maniera sintetica la loro funzione o qualità.

Nulla avviene all’insaputa del cliente, al contrario il Practitioner si propone di  coinvolgerlo completamente, nel processo di consapevolezza emotiva che comincia nel colloquio, prosegue con la scelta dei rimedi e continua durante il trattamento floreale, coadiuvato dai rimedi.

L’Umiltà è alimentata dai Fiori stessi e dal passo indietro del Practitioner quando la persona inizia ad assumerli. A quel punto si avvia un processo interiore della persona, di confronto e cambiamento emotivo catalizzato dai rimedi,  la cui evoluzione è in gran parte non prevedibile (per quanto il Practitioner conosca bene l’azione delle essenze scelte e le direzioni in cui agiranno). Il miglioramento che la persona raggiungerà, stimolata dai rimedi, dipenderà dai suoi desideri e risorse più profonde e autentiche, ed esula dai propositi del Practitioner. Costui può solo accompagnare durante il percorso, eventualmente sostenere anche attraverso spiegazioni (in caso di criticità) rivestendo comunque un ruolo marginale. Nessuna manipolazione è attuabile.

Infine la Compassione. Sembra ovvio nominarla nell’ambito di una relazione d’aiuto, ma forse non lo è. Fa comunque bene rivolgere di tanto in tanto l’attenzione al cuore, che da lì sorge la Compassione, specialmente quando lo sentiamo troppo silenzioso, affaticato o un po’ chiuso.

La percezione della sofferenza altrui (che egli riconosce perché è in grado di sentire ed accogliere la propria) ed il desiderio di contribuire ad alleviarla con gli strumenti a sua disposizione dovrebbe essere la motivazione principale di ogni Practitioner. Sinceramente credo che lo sia per la maggior parte. Chi invece fosse più attratto dall’idea di esercitare un’influenza sull’altro e quindi dalla conquista di un potere, o da chissà quali obiettivi di guadagno, decisamente attuabili in altre professioni d’aiuto, resterà presto deluso.

A metà strada fra mai e di continuo, può servire chiederci come ci sentiamo e come agiamo nel nostro lavoro rispetto ai principi della Semplicità, dell’Umiltà e della Compassione, mettendo a fuoco gli ostacoli o le difficoltà, se e quando li incontriamo.

Qual è il suo compito

Il Practitioner, personificando le intenzioni di Bach di creare un metodo particolarmente indicato all’auto terapia, promuove l’emancipazione del cliente. Lo fa invitandolo a familiarizzare con le proprie emozioni nel riconoscerle, e attraverso le spiegazioni semplici dei rimedi scelti di volta in volta.

Ricordiamo inoltre che ogni Practitioner, soprattutto se ha maturato un po’ di esperienza, è autorizzato dal Bach Centre ad accompagnare come “mentore” nel percorso di Formazione a Distanza. Alcuni clienti soddisfatti e molto motivati maturano il desiderio di intraprenderlo per usare il metodo in autonomia.

Il lavoro su di sé

“Ricordiamo sempre che più progrediamo più saremo in grado

di sostenere chi ci circonda e di portare loro giovamento.”

Chiunque operi nella relazione d’aiuto dovrebbe avvertire ancor di più la spinta verso una frequente auto analisi e la necessità di un equilibrio emotivo soddisfacente.

Come Practitioner, ci sentiamo nel complesso sufficientemente consapevoli ed equilibrati per poter aiutare gli altri?

La nostra condizione emotiva del momento è adeguata? Per molti è faticoso dedicarsi alle difficoltà altrui quando si è troppo coinvolti e turbati dalle proprie. Qualche anno fa, in un periodo problematico, riconobbi fra le varie note emotive presenti quel preciso genere di tormento interiore per cui scelsi Agrimony. In un battibaleno, il rimedio mi accompagnò a vedere quello che rifiutavo, e a fare pace con ciò che sentivo: in quel momento non avevo la benché minima voglia di occuparmi degli altri. Faticavo ad ammetterlo e soprattutto ad accettarlo. 

In quale maniera le nostre caratteristiche personali possono intervenire nella relazione con il cliente? Certe di sicuro la favoriscono mentre altre la frenano. Alcune in particolare andrebbero tenute sotto controllo. L’entusiasmo di un Vervain è coinvolgente e può ispirare l’altro, se eccessivo, diventa rigidità sorda che mira ad imporre le proprie convinzioni (anche nella scelta dei rimedi). 

Allenati alla consapevolezza emotiva, un’importante forma d’intervento che già permette di modulare emozioni  e comportamenti, noi Practitioner abbiamo la fortuna di saper usare i rimedi con disinvoltura. Pensiamo dunque a noi stessi prima, anche per poter essere di maggiore giovamento agli altri.

Cristina Irrera BFRP

 

Foto di Shvets Production by Pexels

 

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